Interscambio manifatturiero tra Italia Cina: scontro o integrazione?

L’andamento di lungo periodo degli Scambi Commerciali e del Saldo di Bilancia dimostra che all’aumentare degli Scambi aumenta anche il passivo di Bilancia. Dal 2014, al crescere degli scambi, il saldo passivo di bilancia aumenta in modo meno speculare, ad indicare un aumento delle esportazioni italiane in Cina.
La Cina è, quindi, un fornitore strutturale dell’Italia, anche se, per volumi, è il secondo con un volume d’affari della metà rispetto al primo, che è la Germania.

Figura 1

Figura 1: confronto tra Saldi di Bilancia e Scambi commerciali per tutti i settori e per la sezione "C" dei codici Ateco (attività manifatturiere), relativi alla Cina dal 2000 al 2019, valori in Miliardi di Euro

Tra le 10 categorie merceologiche con il più alto volume di scambi di merci emergono l’abbigliamento incluso pelle e cuoio, la metalmeccanica, le apparecchiature per le telecomunicazioni ed i computer; l’unica categoria a saldo positivo è la “CK289-Altre macchine per impieghi speciali”, che comprende la fabbricazione di macchinari di natura più specialistica e complessa, sia per l’industria leggera che quella pesante.

Tra le 10 categorie merceologiche con maggior saldo positivo, che complessivamente sviluppano uno scambio limitato al 11,6% del totale, emergono la Chimica farmaceutica, la metalmeccanica, il beverage (vino), l’Automotive, la cosmesi, le piastrelle ed i prodotti lattiero-caseari.

Presi singolarmente, questi dati possono dare l’impressione che la Cina sia un competitor strutturale ed estremamente pericoloso per l’industria italiana, dato che i settori oggetto dello scambio commerciale sono quelli tipici del “Made in Italy”.

La realtà, però, è decisamente più complessa, perché per capire se un Paese è un competitor o un partner bisogna guardare al quadro d’insieme degli scambi commerciali con gli altri Paesi.

I primi 10 Paesi con cui l’Italia scambia beni manifatturieri rappresentano il 62,4% del totale degli scambi (per un totale di 503,1 Miliardi di Euro), la lista di questi Paesi coincide anche con quella dei primi dieci Paesi destinatari dell’Export italiano (per circa il 59,7% del totale dell’Export) e coincide con quella dei primi dieci Paesi da cui provengono i prodotti importati in Italia (per circa il 77,4% del totale dell’Import).

Il Saldo di Bilancia prodotto con questi Paesi è di 40,7 Miliardi con un rapporto dell’8,1% sull’Export.

Tabella1 

Tabella 1: Elenco dei TOP10 Paesi partner dell’Italia in ordine decrescente di Scambi Commerciali, dati del 2019, valori in Miliardi di Euro.

A questi Paesi si aggiunge un gruppo di altri 5, che rientrano nella lista dei dei TOP 10 Paesi per Saldo di Bilancia: 

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Tabella 2: Elenco dei TOP10 Paesi partner dell’Italia in ordine decrescente di Saldo di Bilancia, dati del 2019, valori in Miliardi di Euro.

Le dinamiche degli scambi con questi 15 Paesi risultano essere molto stabili nel lungo e medio periodo, in particolare dopo lo shock del 2009, indicando il raggiungimento di uno stato di equilibrio a vantaggio dell’industria italiana.

Figura2

Figura 2: confronto tra Saldi di Bilancia e Scambi commerciali per tutti i settori e per la sezione "C" dei codici Ateco (attività manifatturiere), relativi ai Paesi Partner del 2000 al 2019, valori in Miliardi di Euro

Questo equilibrio può essere sintetizzato in questo modo: l’industria italiana compra prodotti manifatturieri (Beni di Consumo, Beni Strumentali e Prodotti Intermedi) da Germania, Cina, Belgio e Paesi Bassi, per trasformarli ed integrarli nella proprio produzione, venderli nel mercato italiano ed esportarli con profitto in Stati Uniti, Francia, Svizzera e Regno Unito.

La Cina è, quindi, decisamente molto più un partner strutturale che un competitor, tuttavia, a differenza della Germania, rimane un mercato di sbocco sostanzialmente ignorato dall’industria italiana, che gli dedica una quota assolutamente marginale dell’export (2,77% del totale) e degli Investimenti Diretti (1,96% del totale).